Gestione del suolo nell’oliveto
Tecniche e pratiche per un suolo vitale

Agrimec Srl

In olivicoltura, la gestione del terreno non è una pratica accessoria, ma un pilastro agronomico che incide direttamente su produttività, qualità dell’olio e sostenibilità a lungo termine. Curare il suolo, infatti, significa preservarne la struttura, alimentarne la fertilità e garantire un equilibrio tra esigenze produttive e conservazione ambientale.
In questo articolo analizzeremo le principali strategie per una gestione del suolo efficace, con uno sguardo pratico e attento alle diverse condizioni pedoclimatiche dell’oliveto mediterraneo.


Suolo: un sistema vivo da rispettare
Il terreno non è un semplice supporto inerte: è un organismo complesso, fatto di minerali, materia organica, aria, acqua e una moltitudine di microrganismi. Nell’oliveto, la salute del suolo influenza lo sviluppo radicale, la disponibilità di nutrienti, la capacità di trattenere acqua e la resistenza della pianta agli stress climatici. L’obiettivo del gestore è mantenerlo attivo, strutturato e ben nutrito.


Inerbimento: funzionalità agronomica e ambientale
L’inerbimento, spontaneo o seminato, è oggi una pratica centrale nella moderna gestione dell’oliveto. Quando ben gestito, offre numerosi benefici:
• protezione dall’erosione nelle zone collinari o con forte pendenza;
• miglioramento della struttura del suolo, grazie all’azione delle radici erbacee;
• incremento della sostanza organica e stimolo alla biodiversità microbiologica;
• controllo naturale delle infestanti, con riduzione dell’uso di diserbanti.

È importante modulare l’inerbimento in base al contesto: può essere permanente, alternato o stagionale. Fondamentale è lo sfalcio al momento giusto, per evitare competizioni idriche con l’olivo, specialmente nei mesi estivi.


Lavorazioni: meno frequenti, più intelligenti
Le lavorazioni del terreno vanno ridotte al minimo indispensabile. Arature profonde o ripetute, infatti, impoveriscono il suolo, distruggono la fauna utile e aumentano il rischio di erosione. Oggi si privilegiano interventi superficiali e mirati, finalizzati a:
• rompere eventuali croste superficiali che ostacolano l’infiltrazione dell’acqua;
• interrare residui colturali o ammendanti organici;
• controllare infestanti resistenti in assenza di copertura vegetale.


Sostanza organica: il cuore della fertilità
Uno degli aspetti più determinanti della gestione del suolo in un oliveto è l’apporto regolare di sostanza organica: letame maturo, compost vegetale o sovesci ben programmati sono strumenti essenziali per arricchire il terreno e stimolare l’attività microbica. Il sovescio, in particolare, permette di incorporare azoto e biomassa vegetale nel profilo del suolo, migliorandone la struttura e la capacità di trattenere l’umidità.


Nutrizione sostenibile: precisione e bilanciamento
La concimazione va intesa non come un’aggiunta “a prescindere”, ma come risposta a esigenze reali: analisi fogliari e del suolo devono guidare ogni intervento. D’altra parte, la nutrizione è un atto di equilibrio: né troppo, né troppo poco.
In un suolo ben gestito, le concimazioni organiche o a lenta cessione sono più efficaci, evitano sprechi e riducono l’impatto ambientale.


L’acqua nel suolo: riserva da valorizzare
In olivicoltura, l’acqua disponibile nel suolo rappresenta una riserva preziosa, soprattutto negli impianti non irrigui. Un terreno ben strutturato, ricco di sostanza organica e coperto da un inerbimento adeguato è in grado di assorbire meglio le piogge, trattenere l’umidità più a lungo e restituirla gradualmente alle radici.
Ma anche negli oliveti irrigui una buona gestione del suolo aumenta l’efficienza idrica, limitando l’evaporazione superficiale e riducendo i fabbisogni, contribuendo a un uso più razionale delle risorse.

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