Flavescenza dorata della vite
Sintomi, cause e difesa del vigneto

Agrimec Srl

La flavescenza dorata è una delle fitopatie più gravi che colpiscono la vite in Europa, con conseguenze devastanti sulla produttività e sulla sopravvivenza stessa dei vigneti. Si tratta di una malattia a decorso rapido, trasmessa da un insetto vettore — la Scaphoideus titanus — e causata da un fitoplasma appartenente al gruppo 16SrV, organismo submicroscopico privo di parete cellulare, simile a un batterio ma ancora più semplice.


Origini e diffusione
La flavescenza dorata è comparsa in Italia a partire dagli anni Cinquanta, con i primi casi registrati in Piemonte, probabilmente importata da vigneti di vite americana. Da lì si è diffusa progressivamente in tutte le principali regioni vitivinicole italiane, con maggiore incidenza in zone a forte densità viticola e dove il controllo del vettore è risultato meno efficace. Oggi rappresenta un’emergenza fitosanitaria soggetta a misure obbligatorie di lotta in numerose regioni italiane.


Sintomi della flavescenza dorata
I sintomi variano leggermente in base al vitigno, ma in generale si manifestano su foglie, tralci e grappoli. Un aspetto distintivo della flavescenza dorata, infatti, è che i sintomi si presentano contemporaneamente su più organi della pianta:

• Foglie: ingiallimenti nei vitigni a bacca bianca o arrossamenti nei vitigni a bacca nera, con tessuti che tendono a incurvarsi verso il basso e ad assumere consistenza cartacea.

• Tralci: maturazione irregolare o assente, con porzioni che restano verdi fino all’autunno avanzato.

• Grappoli: fioritura abortita, acinellatura e disseccamento precoce. I grappoli colpiti non raggiungono mai la maturazione commerciale.


Ciclo biologico e vettore
La flavescenza dorata viene trasmessa da un piccolo insetto chiamato Scaphoideus titanus, simile a una cicala. È originario del Nord America ed è arrivato in Europa portato involontariamente con piante di vite.

Questo insetto compie un solo ciclo di vita all’anno: passa l’inverno sotto forma di uovo, nascosto nella corteccia dei tralci di vite; in primavera, con l’aumento delle temperature, le uova si schiudono e nascono le neanidi, che sono i giovani insetti; questi iniziano subito a nutrirsi della linfa delle foglie.
Se si nutrono su una vite già malata di flavescenza dorata, ingeriscono il fitoplasma – l’organismo responsabile della malattia. Tuttavia, non possono trasmetterlo subito: serve un periodo di incubazione all’interno del loro corpo, durante il quale il fitoplasma si moltiplica. Dopo qualche settimana, l’insetto diventa infettivo, cioè capace di trasmettere la malattia. Da quel momento, ogni volta che si nutre della linfa di una vite sana, può contagiarla.
La fase adulta dell’insetto si verifica tra metà estate e l’inizio dell’autunno, ed è in questo periodo durante il quale avviene la maggior parte delle trasmissioni della malattia.

Sebbene lo Scaphoideus titanus non voli molto lontano, la sua diffusione può essere rapida nei territori dove i vigneti sono molto vicini tra loro. Inoltre, se si spostano barbatelle o tralci infetti da un vigneto all’altro, la malattia può arrivare anche in zone fino a quel momento sane.


Lotta e prevenzione
La lotta alla flavescenza dorata è obbligatoria in molte aree viticole italiane, come previsto dalla normativa nazionale e dalle direttive regionali.
Gli strumenti principali per il contenimento della malattia sono:

• Monitoraggio attivo: ispezioni visive per individuare piante sintomatiche

• Estirpazione obbligatoria: le piante infette devono essere estirpate e bruciate

• Trattamenti insetticidi: da effettuare nei periodi di massima presenza di neanidi e adulti di Scaphoideus titanus – vengono utilizzati principi attivi registrati, secondo i protocolli di difesa integrata

• Uso di materiale certificato: la propagazione di barbatelle deve avvenire solo tramite vivaisti autorizzati e controllati.

La lotta biologica e il controllo del vettore con metodi alternativi, come le reti anti-insetto o la confusione sessuale, sono ancora oggetto di studio, ma in alcuni contesti stanno mostrando risultati promettenti, specie se integrati con pratiche agronomiche attente.


Considerazioni finali
La flavescenza dorata non è solo una malattia della vite, ma una minaccia sistemica al patrimonio vitivinicolo italiano ed europeo. Oltre alla perdita di produzione, comporta costi economici e ambientali significativi, legati alla gestione obbligatoria dei trattamenti e alla sostituzione delle piante infette. La prevenzione rimane l’unico strumento realmente efficace: conoscere la malattia, intervenire tempestivamente e coordinare le azioni a livello territoriale è fondamentale per tutelare la salute del vigneto e il futuro della viticoltura.

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