L'estirpatura è una pratica agricola che potremmo definire antica, ma che, senz’altro, è ancora molto utile tutt’oggi per garantire il successo delle colture e la qualità dei prodotti agricoli.
In cosa consiste? L'estirpatura svolge fondamentalmente due ruoli cruciali: in primo luogo, penetrando sotto la superficie terrosa, riduce la zollosità e la cavernosità del terreno; in secondo luogo, distrugge o porta alla luce le radici e i rizomi delle erbacce, esponendoli all'aria e al sole e, quindi, facendo appassire e scomparire le erbe indesiderate – ne riduce la presenza fino al 45%.
Quando va praticata l’estirpatura? In genere si procede alla fine dell'inverno, su terreni precedentemente arati in estate o autunno, per ammorbidire il suolo reso duro dalle piogge invernali. Inoltre, è utile per debellare le erbacce nate durante la stagione fredda, eliminando così una minaccia potenziale per le future colture.
Quello delle infestanti è un argomento caro ad ogni persona che si dedichi alla coltivazione, sia professionale che anche casalinga: le piante infestanti, chiamate anche erbe spontanee o, comunemente, erbacce, possono competere con le piante coltivate per l'acqua, la luce, i nutrienti e lo spazio, riducendone la resa e la qualità finale dei prodotti. Inoltre, possono ospitare parassiti e malattie, o anche interferire con le operazioni meccaniche sul terreno. È per questo che la loro eliminazione è una pratica imprescindibile.
A questo punto, però, potrebbe venirci in mente una domanda: perché dobbiamo praticare l’estirpatura se per eliminare le infestanti possiamo semplicemente ricorrere agli erbicidi? La risposta è semplice: una pratica meccanica come questa, da un punto di vista scientifico ed agronomico, è un passo fondamentale per la creazione di un ambiente di crescita ottimale per le colture, evitando la loro – e nostra – esposizione ai rischi legati all’uso di sostanze chimiche.
Gli strumenti
La scelta degli strumenti per l’estirpatura è ampia e varia.
Gli estirpatori sono, naturalmente, i principali. Si tratta di strumenti discissori, ovvero che frantumano le zolle di terra e le radici, portandole anche in superficie; possono avere bracci rigidi, elastici, vibranti, più o meno ricurvi.
In generale, l'operazione dell’estirpatura è gentile con il terreno, operando a una profondità di 15-25 cm, mantenendo la struttura del suolo in perfetta salute. Ciò implica che questa pratica non è in grado di preparare completamente il terreno per la semina. Quindi, dopo l'estirpatura, entra in scena l'erpicatura, che rende il suolo ancora più accogliente.
Dobbiamo fare un’eccezione: per i terreni sciolti e privi di ostacoli può essere funzionale anche l'erpice rotante, che svolge lo stesso lavoro di un estirpatore ma, in più, agisce sul suolo permettendo anche di creare un perfetto letto di semina.
Esistono anche macchine speciali chiamate strigliatori, dotate di denti sottili ed elastici che agiscono sulla superficie del terreno, distruggendo solo le erbacce con radici superficiali. Questi strumenti possono essere utilizzati anche durante la crescita delle colture, sostituendo o completando la sarchiatura tradizionale.
In ultimo, sono disponibili anche delle macchine ibride che combinano estirpatura, erpicatura e spandiconcime in un unico passaggio, semplificando ulteriormente i processi di lavorazione.