Orto biointensivo
Come è nato

Agrimec Srl

L’agricoltura biointensiva è un metodo di coltivazione che negli ultimi decenni ha guadagnato popolarità tra orticoltori, piccoli agricoltori e appassionati di autosufficienza. Ma da dove nasce esattamente questo approccio? Quali principi lo guidano e in che contesto storico si è sviluppato?
In questo articolo esploreremo le origini dell’orto biointensivo, dalle sue radici antiche fino alla sua formulazione moderna.


Che cos'è un orto biointensivo?
Si tratta di un metodo di coltivazione sostenibile che massimizza la produttività in piccoli spazi, rigenerando il suolo e riducendo l’uso di risorse esterne, attraverso tecniche manuali, compostaggio e consociazioni vegetali.


Antiche radici in pratiche agricole tradizionali
Sebbene il termine “biointensivo” sia relativamente recente, i principi su cui si basa questo metodo affondano le radici in tecniche agricole millenarie. Infatti, diverse civiltà, hanno sviluppato metodi di coltivazione su piccola scala ad alta resa, adattandosi a terreni limitati o poco fertili. Per esempio, in Cina, la coltivazione intensiva manuale dei campi, accompagnata dal riciclo continuo della materia organica, inclusi scarti animali, è stata praticata per oltre 4.000 anni; e ancora, l’agricoltura azteca, con i suoi famosi “chinampas” — isole galleggianti artificiali coltivate in ambienti lacustri — rappresenta un altro esempio di efficienza e sostenibilità.
Queste tecniche tradizionali hanno fornito la base per lo sviluppo del metodo biointensivo moderno, che ha saputo raccogliere queste esperienze e rielaborarle in chiave contemporanea.


Il lavoro di Alan Chadwick
Il punto di svolta per la nascita dell’orto biointensivo moderno arriva negli anni ’60 del Novecento, grazie al lavoro del giardiniere e attore teatrale britannico Alan Chadwick. Trasferitosi negli Stati Uniti, Chadwick fondò nel 1967 il primo giardino biologico-dinamico presso l’Università di Santa Cruz, in California. Ispirandosi all’agricoltura biodinamica di Rudolf Steiner e alle pratiche francesi di coltivazione intensiva, sviluppò un sistema che combinava pratiche biologiche, lavoro manuale e un profondo rispetto per la natura.
Chadwick credeva che il giardinaggio dovesse essere una forma d’arte e di connessione spirituale con la terra. Il suo approccio era caratterizzato da letti rialzati profondamente lavorati, compostaggio accurato, rotazione delle colture e attenzione alla biodiversità.
Il suo insegnamento influenzò una generazione di agricoltori alternativi e gettò le basi per il metodo biointensivo così come lo conosciamo oggi.


John Jeavons e l’evoluzione del metodo
Tra i discepoli di Chadwick, uno dei più importanti è John Jeavons, agronomo e divulgatore che ha sistematizzato e diffuso il metodo a livello globale. Negli anni ’70, Jeavons fondò l’organizzazione Ecology Action e sviluppò il programma GROW BIOINTENSIVE®, con l’obiettivo di rendere accessibili a tutti le tecniche di coltivazione sostenibile ad alta resa.
Il contributo principale di Jeavons fu quello di integrare scienza agronomica, efficienza energetica e principi ecologici in un sistema coerente, verificato con sperimentazioni sul campo. Nel 1974 pubblicò il libro "How to Grow More Vegetables", tradotto in numerose lingue e ancora oggi considerato il testo di riferimento per chi vuole avvicinarsi all’orto biointensivo.


Un metodo per il futuro
Oggi l’agricoltura biointensiva viene praticata in oltre 140 paesi, con applicazioni che spaziano dall’orto familiare urbano alla formazione contadina nei Paesi in via di sviluppo. La forza di questo metodo sta nella sua replicabilità, nella bassa dipendenza da input esterni e nella sua capacità di rigenerare il suolo, invece di impoverirlo.
In un’epoca in cui il cambiamento climatico, la crisi energetica e l’erosione dei suoli minacciano la sicurezza alimentare globale, l’orto biointensivo rappresenta una risposta concreta e accessibile. Le sue origini ci ricordano che, per innovare in modo sostenibile, è spesso necessario guardare al passato con occhi nuovi.
L’orto biointensivo è anche un modo di concepire il rapporto tra l’uomo e la terra nato dall’incontro tra tradizione, spiritualità e rigore scientifico, e continua a evolversi come strumento di resilienza, autonomia e rispetto per il vivente.

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